lunedì 28 settembre 2009

A piedi nudi nel parco



Perseguitata dalle date, dalle scadenze, dalle voci metalliche degli annunci delle stazioni, dalle distanze e dai casermoni grigi delle università, dalle canzoni francesi, dai costumi avvolticciati nei cassetti e da chi ha deciso di partire, di lasciare tutto e di andarsene.

Così mi ritrovo a Novoli. Dopo una toccata e fuga al SECI, strano e misterioso corso della facoltà di Economia, frequento da quasi due settimane le lezioni di Scienze Politiche: meglio Machiavelli ad analisi 1 e meglio Montesquieu alle fredde e inaffondabili teorie di mercato.


Forse non sarò una grande esperta di massimi sistemi, non riuscirò a prevedere e ad evitare le crisi economiche del futuro, non porterò la "civiltà" in America Latina, non lavorerò in una Ong, non viaggerò su camionette scassate per deserti assolati viaggiando di villaggio in villaggio e di pozzo in giungla..forse no o forse sì. Per adesso so solo di aver perso l'equilibrio, all'istante mi sono trovata bocconi su foglie gialle e scivolose, convinta che il cuore si possa spezzare anche senza delusioni o sefferenze, ma con semplici momenti felici. Nessuna frase smielosa e nessun compromesso.


Forse farò l'imbianchina recitando la Costituzione Italiana o forse lavorerò in un inutile ministero statale sommersa da scartoffie e scontrini.. non so, nessuno può dirlo. Per ora mi accontento della nuova e fiammeggiante pista ciclabile di viale Redi, del sottopassaggio colorato delle Cure e dei professori spiritati che muovono le loro lunghe e affusolate dita su lavagne troppo scure e polverose. Sarà un atteggiamento troppo zen e forse disfattista, "il presente è questo, quindi accettiamolo", ma ora riesco solo a pensarmi tra una o due settimane al massimo. Ho bandito ogni aspettativa o desiderio a lungo termine sapendo che devo esserci adesso e che non so nemmeno se festeggerò la Befana tra gli ulivi della Cisgiordania o tra i grattaceli di New York, se avrò anche io il petto tranciato da pallottole "amiche" o se rotolerò sulla strada insieme ai vetri di un casco rotto.


Così, come dire, mi ostino a non mettere l'olio ai raggi arrugginiti della mia bici nera e non sviscero ogni dubbio esistenziale che scava profonde gallerie in ogni nervo teso nascondendosi in ogni mio maledettissimo gesto quotidiano.